Lo sapevi?

Il rifugio antiaereo

Novara e il suo bene rifugio (antiaereo)

Come ogni castello nato per difendere, anche quello di Novara, nei secoli, ha dovuto adeguare le proprie architetture ai cambiamenti imposti dall’arte della guerra. Ad esempio durante la Seconda Guerra Mondiale quando, purtroppo, il raggio d’azione dei bombardamenti si estende dalle trincee sino a colpire centri abitati e civili, e diviene fondamentale avere a disposizione un solido rifugio antiaereo per la popolazione novarese.

In quest’occasione il nostro castello è sì chiamato ‘alle armi’ (ci auguriamo per l’ultima volta), ma solo in senso figurato, e nel continuare a difendere i novaresi mette in gioco nuove e profonde risorse. Questa volta non è questione di alzare le proprie mura o di erigere un nuovo torrione: la fortezza deve solo rivolgersi all’interno, a quegli stessi sotterranei che nel corso dei secoli sono stati teatro di fughe leggendarie e amori clandestini.

Negli anni della guerra il castello di Novara è ancora un carcere e sono dapprima i detenuti e il personale ad avvantaggiarsi dei sotterranei dell’antica Rocchetta. Ma di lì a poco un’altro settore dei suoi percorsi interrati diviene l’estremo rifugio dei molti novaresi costretti a dividersi tra il castello sforzesco, il palazzo civico di via Rosselli, palazzo Broletto,  e casa Porazzi nei pressi della stazione.

Oggi sul muro di Palazzo Venezia, nell’angolo vicino alla fontana dell’Allea, è ancora chiaramente visibile una grande R bianca su sfondo nero che indicava l’ingresso al più emblematico rifugio antiaereo della città di Novara.

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